Leggo sulla stampa locale una circostanziata analisi prodotta dal prof. Francesco Magno in merito all’impianto di compostaggio autorizzato dalla provincia di Brindisi nel comune di Erchie.
Un progetto che ha seguito la procedura oggi necessaria per poter esercitare l’attività prefigurata dalla società Heracle (L'Autorizzazione Integrata Ambientale – AIA, di data 10/02/2015), ovviamente alle condizioni contenute nel provvedimento.
E’ opportuno prioritariamente puntualizzare che il progetto, mirato al trattamento biologico della frazione organica dei rifiuti raccolta in maniera differenziata presso le utenze domestiche, prevede la combinazione di una digestione anaerobica dei rifiuti umidi (in assenza di aria, in ambienti completamente ermetici) seguita dal compostaggio del materiale già decomposto, in condizioni aerobiche.
Che non si tratti di smaltimento - una via seguita un tempo, ma ancor oggi, per disfarsi dei rifiuti (discarica ed inceneritore tradizionali) - bensì di una forma ormai consolidata, in Italia e all’estero, di recupero e valorizzazione della frazione più problematica è sufficiente considerare che l’impianto genera due prodotti, misurabili e vendibili:
- energia rinnovabile, il cui utilizzo in impianto non intacca, né compromette le risorse naturali, perseguita e sostenuta con forza a livello mondiale
- un fertilizzante prezioso per il contesto agricolo locale capace di restituire la fertilità ai terreni, ormai ridotta al lumicino (vedi manifestazioni ormai diffuse in tutta Italia di desertificazione in atto ed ancor più nel Salento ove l’ultimo censimento agricolo ha rilevato oltre il 28/30% di terreni incolti e quindi più aggredibili dal punto di vista della pre-desertificazione).
La soluzione prospettata è una risposta anche di valenza ambientale, per il minor impatto che determina, rispetto ad altre forme di gestione dei rifiuti, e per la capacità di sequestrare l’anidride carbonica, gas ad effetto serra responsabile con altri dei cambiamenti climatici a tutti ormai tristemente noti.
Ma torniamo al prof. Magno che nelle premesse ritiene urgente e indifferibile la presenza di centri ben organizzati di compostaggio per far fronte alla carenza ormai cronica di strutture idonee a ricevere quanto il cittadino quotidianamente separa nel contenitore marrone con grande senso civico.
L’analisi di dettaglio dei punti sollevati nell’articolo, porta, d’altro canto, alla sintesi seguente: l’impianto di Erchie va valutato positivamente ma non basta…: “Occorre generare un’impronta digitale la meno impattante possibile”, attraverso la presenza di presidi ambientali idonei alla tutela delle aree sottese con massima attenzione alla salvaguardia della popolazione, dell’aria, dell’acqua e degli ecosistemi in generale.
Le attese sopra evidenziate presuppongono un concorso di intenti condivisi capace di rendere ambientalmente sostenibile l’iniziativa e generare la minore variazione dell’impronta rispetto all’esistente (tempo zero).
Come si ottiene questo risultato? Mettendo in campo volontà (un impegno proclamato) e determinazione nell’implementare o arricchire di presidi ambientali il progetto originale, con piani di monitoraggio puntuali e ripetuti nel tempo a cadenze prefissate., con la messa in marcia graduale e sottoposta a valutazione oggettiva.
Si tratta di mutuare criteri e metodi che hanno promosso iniziative analoghe in altre realtà territoriali, che dapprima avevano raccolto scetticismo, diffidenza e movimenti di opinione contrari all’intervento - un esempio per tutti l’impianto di Trento – e successivamente consenso in virtù di un’attività di controllo e monitoraggio intensificata, seria, credibile, ricca di attenzioni nelle fasi di messa a punto dei processi produttivi, al fine di derivare il migliore modello gestionale per la realtà specifica di Erchie.
Questa esigenza, emersa chiaramente nell’articolo del prof. Magno e pienamente condivisa dal sottoscritto, ha generato un dibattito costruttivo all’interno di Heracle che si è tradotto in una disponibilità – che appare dichiaratamente raggiunta- di arricchire il sistema attuale di mezzi e metodiche modernissime di rilievo degli impatti con possibilità certa di individuare le fonti potenziali di molestie olfattive e ne registrano la durata nel tempo, oltre a caratterizzarne l’intensità. Un puntuale protocollo di monitoraggio delle emissioni odorigene stabilisce le cadenze dei rilievi, le modalità e il ritorno di informazione alla cittadinanza
Di seguito si elencano, in estrema sintesi, gli strumenti sopra richiamati.
Una seconda soluzione, per chiunque voglia tenere sotto controllo un'emissione di odore e il suo impatto sul territorio, è rappresentata dal monitoraggio mediante olfattometria dinamica ampiamente prevista nelle normative italiane e straniere più avanzate del settore.
Tra l’altro, l’autorizzazione stessa di HERACLE, fissa un valore limite di unità olfattometriche per l’impianto di Erchie pari a 300 U.O./mc, un numero questo molto cautelativo, quanto ad intensità dell’impatto, già introdotto diffusamente negli impianti lombardi e veneti e in numerose altre regioni italiane.
Questo metodo (descritto nella norma EN 13725:2003 e recepita in Italia come UNI EN 13725:2004), è riconosciuto dalla Commissione Europea (Integrated Pollution Prevention and Control - IPPC. Reference document on the general principles of monitoring. - Annex 2.1) come metodo ufficiale per la determinazione della concentrazione di odore in campioni gassosi.
Il metodo si basa sull'impiego di un gruppo di individui (esaminatori) che fungono da "sensori", analogamente ai Sommelier che forniscono elementi utili per guidare il consumatore nella valutazione qualitativa di un vino proposto. Ogni esaminatore è addestrato e selezionato (con criteri sensoriali e comportamentali).
Le risposte del gruppo di prova sono registrate ed elaborate.
In moltissime occasioni il sottoscritto ha misurato la pressione ambientale indotta da sezioni specifiche di impianti di compostaggio sul territorio sotteso, utilizzando il laboratorio olfattometrico installato presso la Fondazione E. Mach di San Michele all’Adige (TN) e finanziato dalla provincia Autonoma di Trento, dando risposte veritiere sull’intensità del disturbo percepito dal naso umano .
Si evince che questa tecnica da risposte quantitative sugli impatti rilevati, a differenza del naso elettronico che individua la fonte odorigena sotto l’aspetto qualitativo.
La derivazione immediata è che i due sistemi di monitoraggio si integrano con efficacia nel piano di verifica sollecitato dal sottoscritto e dal prof. Magno.
Rispetto ad un secondo rilievo espresso dal prof. Magno: “Negli aspetti tecnologici si ritiene di non dover dire nulla …… salvo il seguente giudizio: “il solo scrubber di monte rispetto alle due grandi biocelle, appare insufficiente per mitigare gli odori”, voglio ricordare che i presidi ambientali dedicati sono due in rapida successione: lo scrubber, per l’appunto - che ha la funzione di abbattere le polveri, mitigare la temperatura del fluido in modo da riportarla a valori rispettosi della vita microbica (inferiori a 35°C) e per l’allontanamento delle sostanze odorigene idrosolubili, quali l’ammoniaca – ed il biofiltro, progettato per la metabolizzazione microbica delle molecole che arrecano disturbo ad efficienza superiore a 98%.
Il prof. Magno auspica, sollecita od invita la società costruttrice a prevedere un potenziamento dello scrubber.
Mi limito a considerare le prescrizioni relative alle emissioni imposte dall’organo competente nel rilasciare l’autorizzazione ad HERACLE: si tratta di condizioni molto impegnative, severe e tanto restrittive. Non solo vengono imposti limiti bassissimi quanto a concentrazione dei diversi parametri da rispettare, assolutamente tranquillizzanti per la popolazione locale, bensì anche controlli sulle emissioni del biofiltro a cadenze molto ravvicinate: mensile per il primo anno e trimestrale a seguire. Di norma la tempistica è trimestrale per il primo anno e semestrale successivamente. Questo programma rende praticamente continuativo nel tempo il piano di monitoraggio, che implica per l’azienda non solo la massima allerta nella gestione dell’impianto ma anche un’organizzazione puntuale delle analisi e una lievitazione dei costi analitici da sostenere.
Vengono ripresi i limiti da non superare:
- Ammoniaca (NH3): 5 mg/Nm3
- Idrogeno solforato (H2S): 3 mg/Nm3
- TOC: 10 mg/Nm3
- U.O.: 300 mg/Nm3
Un giudizio obiettivo sui valori soglia sopra indicati è il seguente: molto basso il limite all’emissione di NH3 sia per il biofiltro che per il cogeneratore, il poco sensato valore del Carbonio Organico Totale che dovrebbe essere innalzato in quanto le sole cortecce costituenti il letto del biofiltro determinano valori di TOC superiori a 20, in ogni caso andrebbe escluso dal conteggio la componente metanigena, visto che c’è una digestione anaerobica in testa e pertanto un trascinamento di biogas nel digestato.
In ogni caso i valori di ammoniaca, idrogeno solforato e Unità Odorimetriche qui fissati sono correntemente applicati ed osservati in numerose regioni italiane mutuando miscele appropriate, ben strutturate (densità apparenti inferiori a 0.67 t/mc), altezze dei cumuli non eccessive (non superiore a 2.80 m), condizioni costantemente aerobiche grazie alla fornitura calibrata di ossigeno in funzione dei tempi di processo, ricambi/ora non inferiori a 4, come nel presente caso in modo da contenere il carico odorigeno per unità di volume aspirato,).
Infine con una gestione ottimizzata del biofiltro quanto a umidità, perdite di carico rilevate a cadenze programmate e mantenute entro valori accettabili, letto filtrante efficace e rigenerato o ricaricato ogni qualvolta si derivi dalle analisi incremento delle ceneri, pH spostato troppo su valori alcalini, perdite di carico importanti.
L’autorizzazione originaria prevede il trattamento consistente di fanghi, una matrice organica non ben vista da più parti, ricomprendendo anche il prof. Magno, tanto da sollecitare l’azienda a convertire la quantità autorizzata in FORSU.
Non entro nel merito della problematica, voglio solo ricordare che il termine “fanghi” è troppo generico per esprimere un qualsiasi parere. Nell’indirizzarli al compostaggio la legge parla chiaro: “Fanghi di cui al Decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 99 e s.m.i.”, con caratteristiche analitiche rientranti nella tabella annessa che pone limiti stringenti di metalli pesanti e di PCB”. Questi non possono superare il 35% (peso su peso in sostanza secca) della miscela (per gli agroalimentari il superamento è autorizzato).
L’idoneità è quindi legata alla qualità chimica dei fanghi e non posso dimenticare che sin da fine anni 80 mi è stato affidato dalla Provincia Autonoma di Trento l’incarico di progettare e poi supportare con il mio gruppo di ricerca e sperimentazione la gestione di un impianto di 20.000 t/a voluto dall’amministrazione pubblica per valorizzare i fanghi della propria rete di impianti operativi sul territorio. Un centro modello diventato meta di frequentazione di tutta Italia, che esitava un ammendante di altissima qualità agronomica ed ambientale. Mi limito a questo.
Come ultimo spunto per tutti e che trova sicuramente condivisione anche nel prof. Magno, l’opportunità di ridurre gli scarti prodotti dall’impianto e destinati allo smaltimento in discarica o all’inceneritore attraverso un progetto di ricerca e sviluppo mirato all'ottimizzazione degli scarti di processo.
Le considerazioni espresse fanno sostenere che esistono margini di condivisione molto ampi con quanto indicato dal prof. Francesco Magno sia sulla strategia generale da applicare all’impianto HERACLE per monitorare l’eventuale disturbo olfattivo arrecato, sia sul piano più puntuale riguardante gli strumenti da introdurre per rilevare eventuali impronte olfattive modificate. Su un tavolo di lavoro specifico l’azienda potrebbe riesaminare l’eventuale potenziamento delle torri di lavaggio previste in progetto (scrubber).
Messo a punto il piano di monitoraggio, implementato da strumenti e modalità suggerite, e con la giusta cautela di procedere progressivamente al raggiungimento della potenzialità autorizzata dell’impianto, ritengo si sia costituita, anche attraverso la stretta maglia imposta dall’amministrazione pubblica e con la disponibilità di HERACLE a “fare bene le cose”, una “sentinella” credibile e inappuntabile che aleggia sull’impianto, per una totale salvaguardia del territorio e della comunità.
La nota del Prof. Magno inviata ai Sindaci di Erchie e Torre Santa Susanna