Non servono ulteriori considerazioni alla luce dell’archiviazione della pratica, senza replica di alcun tipo del firmatario.
Piuttosto c’è da chiedersi come è possibile la presenza dei corpi estranei segnalati dalle dimensioni così eclatanti quando i fori della vagliatura finale hanno una luce passante di 1 cm, con evidente allontanamento delle frazioni superiori a questo diametro. A monte inoltre c'è già stata una selezione a 60 mm ed una successiva a 40 mm dopo la permanenza in biotunnel, il che permette il conferimento alla sezione di maturazione di materiale particolarmente pulito (vedi foto).
Quindi risulta impossibile l’accettazione tecnica della segnalazione che non riguarda, e questo è certo, l’impianto di Cadino. Va rimessa al mittente la provocazione usata senza cognizione di causa. Stupisce, e non poco, la mancanza di riferimenti al prelievo del campione, né da parte di chi, né in quale sede (impianto, terreno agricolo fertilizzato, nel corso del trasporto, ecc.).
La nota certa è che il signor Degasperi non ha mai messo piede nell’impianto di Cadino e questo risulta chiaramente dal libro dei visitatori.
Le foto, inoltre, ritraggono in maniera inequivocabile un sovvallo, piuttosto che un compost e non appartengono alla realtà di Trento, visto che il contenitore fotografato che raccoglie i materiali, non esiste in tale contesto.
Compost grezzo in fase di maturazione: da notare la totale assenza di corpi “inquinanti” già prima della vagliatura finale a 10 mm. A destra compost raffinato
Nemmeno nel sovvallo > 40 mm sono presenti le “schifezze” richiamate dall’interrogazione
Si consiglia, in particolar modo a chi ricopre un ruolo pubblico, di recuperare rapidamente gli elementi, anche banali, attorno ai quali ruota il processo di recupero e valorizzazione della frazione organica. Le carenze emerse nella stesura del documento sono davvero preoccupanti, ancor più se sul territorio citato opera un impianto che, in base alle informazioni ufficiose di oggi, verrà premiato con la bandiera verde di Lega Ambiente nei primi giorni di ottobre 2016, su specifica candidatura dell’Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente, preposta, come è noto, al controllo permanente dell’impianto di Cadino.
A malincuore, si traguarda il passato, anche più recente, ove la professionalità e le intelligenze si riunivano attorno ad un tavolo di lavoro per costruire e non per disfare.
La ricerca affannosa, concitata, ovviamente improvvisata, di falle, risultate inesistenti, ed utilizzate strumentalmente per affondare iniziative, che pur migliorabili, sono necessarie ad un territorio carente di infrastrutture dedicate, sortisce proprio l’effetto contrario.
L’invito che viene rivolto è di scrutare meno le carte per maturare qualche certezza da esibire e di trascorrere, per contro, qualche settimana nell’impianto di Trento, criticato aspramente, a sproposito.
La frequentazione permetterebbe di verificare che i controlli, effettuati sia dalla Provincia di Trento che da quella di Bolzano – caso più unico che raro di due organi amministrativi di controllo titolati a salvaguardare il territorio di una sola provincia– non ha mai generato dubbi di sorta.
Il compost prodotto, nel tempo e nella qualità esitata, non solo è stato sempre conforme alla normativa vigente, ma è inoltre risultato idoneo ad essere contrassegnato dal marchio “Ammendante compostato misto per agricoltura biologica”, attestato dalle verifiche autonome interne e confermato ripetutamente negli anni dai controlli esterni di laboratori certificati (ACCREDIA), oltre ovviamente dall’ARPA trentina.
E se non basta è da ricordare, fatto non comune in altre regioni italiane, la presenza, dapprima semestrale ed oggi annuale, in impianto dei NAS, distretto di San Michele all’Adige (TN), che è l’organo dello Stato preposto a verificare ogni situazione di conformità a quanto dichiarato nella certificazione analitica, a tutela dell’agricoltore.
Quindi, da una parte, la coerenza con gli aspetti ambientali (APPA) e, dall’altra, la conformità a quanto dichiarato in etichetta contro ogni sofisticazione.
Il “famoso impianto gemello”, come etichettato ironicamente nel testo prodotto da chi tenta di controvertire la realtà dei fatti, da risposte trasparenti, concrete e documentate.
Più di 40 visitatori di Erchie hanno potuto giudicare, dispiace per gli assenti che si limitano a produrre carta inservibile in quanto corredata da fotografie non appartenenti di certo al compost di Cadino.
L’inconsistenza dei proclami indica vie di percorrenza fallimentari, sono sintesi addomesticate, fuori luogo, che vengono categoricamente rigettate da chi opera quotidianamente all’interno delle leggi e che si può vantare di avere in rete un sistema dinamico, moderno, economico a servizio della comunità trentina.
Altri preferiscono, purtroppo, la bagarre.
Alla domanda pretestuosa: “Voi a chi credete”? Evito di girarla alla Fondazione Edmund Mach, di fama mondiale per le attività di ricerca e sperimentazione sviluppate, che presiede tutta l’attività di monitoraggio dell’impianto di Trento, perché la ritengo irricevibile, per usare toni pacati.
Prof. Gianni Zorzi
Trento, 1 settembre 2016